
“..sono considerate attività enoturistiche tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni del territorio e la conoscenza del vino”
esordisce così il Decreto attuativo firmato dal Ministro Centinaio, atteso sin dalla Legge Finanziaria 2018 (27 dicembre 2017, n° 205 art.1 comma 504) che, nel porre le basi per una armonizzazione amministrativa e fiscale alle attività enoturistiche delle cantine rinviava ad un decreto sui requisiti dell’accoglienza, la formazione degli addetti, la cartellonistica e la creazione di una cabina di regia nazionale.
Il 2019 si apre con grandi novità ed annunci nel settore enoturistico, quasi a recuperare anni di vuoti normativi ed iniziative promosse solo dall’attivo associazionismo:
Italia ha ricevuto l’investitura ufficiale ad ospitare per il 2021 la Wine Tourism Global Conference della World Tourism Organisation – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo sostenibile e responsabile. La sede, ambita da tante regioni, in primis il Veneto e la sua affermata Vinitaly, verrà definita a breve. L’ultima edizione si è tenuta in Moldavia nel Settembre 2018.
Il Friuli Venezia Giulia, e in particolare Trieste, sarà la sede della dodicesima edizione dell’evento mondiale più importante per l’industria del turismo enogastronomico, l’International Wine Tourism Conference – fondata in Spagna nel 2009, la conferenza si tiene ogni anno in destinazioni in ascesa per il turismo enogastronomico, come ad esempio Porto, Tbilisi, Champagne, Barcellona e i Paesi Baschi (24 al 26 marzo 2020):
Dunque, il decreto si inserisce in un clima “effervescente” – i numeri delle bollicine italiane crescono di anno in anno – ed ottimista per l’enoturismo Made in Italy. Vediamo nel dettaglio in cosa e come intervengono gli articoli e le disposizioni che in generale definiscono i requisiti delle “cantine turistiche”- con tanto di logo universale – altra novità del disposto:
- Apertura obbligatoria di 3 giorni la settimana, con “possibilità”, salvo prenotazione dei festivi e prefestivi (il turismo è noto, si concentra proprio in questi giorni…)
- La presenza di sistemi, preferibilmente informatici, per prenotare
- La disposizione di un cartello all’ingresso con la precisazione di orari di apertura, lingue parlate e servizi offerti
- Sito web o pagina nel sito aziendale
- Indicazione dei parcheggi
- Distribuzione di materiale informativo sull’azienda in almeno 3 lingue
- Materiale informativo, prodotto dagli organismi locali, sul territorio e le sue produzioni tipiche con prevalenza di prodotti IGP DOP e PAT della regione e nazionali
- Ambienti dedicati alle attività di accoglienza turistica nella fattispecie – come precisa Donatella Cinelli Colombini, fondatrice nel 1993 del “Movimento del turismo del vino” e che ha inventato “Cantine aperte” – area di vendita, di degustazione, bagni ad uso pubblico e percorso di visita predeterminato
- Gli addetti alla degustazione e vendita dei vini possono essere: il titolare con i suoi familiari, i dipendenti dell’azienda, del personale esterno adeguatamente formato
- Previsto l’uso di calici in vetro per le degustazioni
Si delinea, in queste previsioni normative, una accoglienza qualificata e con requisiti tali che le cantine vocate principalmente alla produzione, avranno difficoltà ad inserirsi in questo ideale wine tour, che attraversa cantine, paesaggi e varietà ampelografiche dalle declinazioni più svariate.
E cosa abbiniamo al vino? Risolto l’annoso problema che impediva di fatto le degustazioni – il tema intercetta la farraginosa normativa relativa alla somministrazione di bevande ed alimenti – il decreto art. 2 prevede “prodotti agroalimentari, anche manipolati o trasformati dall’azienda stessa e pronti per il consumo”. Come si evince, la ristorazione va tenuta a debita distanza.
E chi accoglie i turisti? La formazione tecnico-pratica degli addetti ai lavori e la vigilanza sono affidate alle regioni, ai comuni invece le aziende che si apprestano ad avviare l’attività enoturistica dovranno presentare la SCIA. Sembrerebbe tutto a portata di mano per il decollo enoturistico, ma da osservatrice attenta ed appassionata qualcosa manca all’appello: previsioni di investimenti e risorse finanziarie, sostegno alla cartellonistica indispensabile per una mobilità in aree interne, ed udite, udite… strumenti-base della comunicazione esterna e della rilevazione: un osservatorio nazionale, che raccordi ed ottimizzi attività ed iniziative ed un portale dedicato.
Un intervento legislativo, ahimè, ancora troppo eno e poco turistico …